Bio

Sono cresciuto con la matita in mano. Disegnavo tutto, copiavo tutto. Imparai a fare la cartapesta e a modellare le marionette. All’università frequentavo artistoidi e contestatori, ma anche qualche artista vero. Non ho frequentato l’Accademia. Due lauree e un dottorato potevano bastare. Comunque sono stato a bottega dal pittore spagnolo Salvador Pérez, che mi insegnò una pittura lirica ai confini con la poesia.

Il paesaggio è stato per anni la mia ossessione. Mi definivo contemplativo della natura e al di fuori della visione tutto mi sembrava cervellotico e rarefatto. Un giorno scoprì che in realtà stavo esplorando l’animo umano. Il paesaggio mi era diventato un codice simbolico per quello che in verità indagavo. E allora levai gli ormeggi e mi costruì una poetica tardo-pop con paesaggi a larghe campiture di colori brillanti. La mostra del 1998 al Museo di Sant’Ambrogio di Milano fu un grande successo, ma mi paralizzò. Disgustato dai miei stessi lavori passai nove anni senza dipingere. O quasi. Solo grazie al supporto dell’amico artista Davide Coltro ripresi lentamente. Oggi continuo a scavare nel cuore dell’uomo codificando volta per volta nuovi simboli.

Sono nato in Spagna nel 1954 e mi sono trasferito in Italia nel 1976. Da molti anni vivo e lavoro a Milano. Ho esposto in diverse sedi, spesso non convenzionali, in Italia, Spagna e Irlanda. Ho dipinto site specific su commissione. E so che la pittura non morirà mai perché tracciare manualmente dei segni è azione connaturale all’uomo.

Michele Dolz