Opere

2015 - Creatures

Non c’è nascita e morte, qui; c’è solo pulsare di cuori e peristalsi muscolari, fremiti di squame e strepiti di zoccoli immobili. Eppure i colori sono opachi e freddi, e rimandano all’orizzonte desolato di un deserto di inaudite solitudini, mentre il corpo fisico degli animali e degli oggetti si consuma di una ruggine inquieta.L’unica luce di queste creature, di questi reperti sospesi, è il loro lirismo travolgente, l’irresistibile densità di muta poesia che è loro propria. È una liricità che neppure cerca la metafora o l’esplicita evocazione, ma che basta a se stessa ripiegata nel suo nucleo di sentimento e trascolora sul lento impulso che forma l’immagine, che addensa o diluisce a poco a poco i contorni e le sagome.  (Dalla presentazione di Giorgio Seveso)

2014

Il pesce non sfugge (S. Ambrogio)

2013 - The way

Our greatest weakness lies in giving up. The most certain way to succeed is always to try just one more time. (Thomas A. Edison) 

2013 - Living Fossils

Nello spazio della tela disegna una forma che pulsa, palpita, respira e che si staglia sul fondo, anzi si divincola alla stretta della materia. Il fossile in natura è imprigionato nella roccia, ma nella pittura di Dolz è invece libero. Rimane aggrappato come una madrepora alla superficie, ma si gonfia, si slabbra, lievita come una creatura vivente.  (Dalla presentazione di Elena Pontiggia)

2011 - Notte oscura

Si alternano diversi sentimenti di inquietudine e trepidazione che scaturiscono dalla visione reale e incombente di una montagna nera e oscura, sempre presente sullo sfondo della tela. Il senso di vertigine delle cime tracciate con veloci pennellate ascendenti e discendenti, la percezione di oscurità delle valli ricreate con profonde campiture nere e blu, la meraviglia dei barlumi improvvisi nei graffi di nuance chiare che si riflettono qua e là sulla superficie della terra. La pastosità del colore a volte entra in collisione con la liquidità di un segno forte e corporeo, steso più per evocare che per descrivere.All’aspetto naturale e fisico della rappresentazione si aggiunge il carattere divino. Con la loro verticalità, le montagne hanno spesso rappresentato l’allegoria del sacro, evocando l’idea dello sguardo dall’alto sull’abisso, quel senso di sospensione tra terra e cielo, quel mistero insondabile, quel luogo sublime al quale anela l’anima. (Dalla presentazioe di Chiara Canali)

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